numero 4 – Newsletter dell’Associazione Arcoiris – settembre 2019
Da qualche anno frequento il sito “Una parola al giorno”. Vengo e mi spiego, direbbe il mio amico Camilleri.
Per chi già non lo conoscesse, “Una parola al giorno” è un sito che dal 2010 propone quotidianamente un nuovo termine, spiegato e commentato partendo dall’etimologia, raccontandone le sue storie, proponendo sfumature varie di significati ed usi con esempi tra il serio ed il faceto. Per due anni, ogni lunedì, le parole scritte e commentate da Giorgio Moretti sono state accompagnate da scorci letterari aperti su quelle parole da Lucia Masetti. I curatori del sito hanno deciso di produrre un libro che permetta di godere il patrimonio di questa collaborazione.
Non è una storia della letteratura, sono ottanta storie di letteratura – personaggi e autori. In un viaggio di ottanta tappe, i due autori ci accompagnano dalla nascita della nostra lingua ai giorni nostri. Magari qualcuno imparerà qualcosa di specifico e riuscirà a schiarirsi qualche idea, ma soprattutto si potrà cogliere, di tappa in tappa, di parola in parola, quel sentimento d’innamoramento per la propria lingua, per i propri racconti, lanciati avanti venti o mille anni fa, e che rinnoviamo con occhi nuovi ogni volta che li frequentiamo. [Citazione dalla presentazione del progetto]
Dalla qualità delle parole che conosciamo dipende la qualità dei pensieri che facciamo. Dalla qualità dei pensieri che facciamo dipende la qualità della nostra vita.
Segnalo questo libro che ho terminato di leggere da poco per più di un motivo. Innanzitutto perché il titolo e la copertina hanno a che fare con il viaggiare, ricordano il viaggio: il famoso Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne (più di uno fra noi lo avrà letto da ragazzo, come si usava un tempo); in secondo luogo per la magnifica copertina che ci mostra montagne sorvolate da una mongolfiera; poi perché la carta scelta, la rilegatura, la cura editoriale riportano ad anni ormai passati da troppo tempo. La ragione più profonda, però, ha a che fare con il suo contenuto.
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte, Tutte le strade portano a Dante , è interamente dedicata al Sommo, a Dante Alighieri, da cui tutto sembra essere partito per ciò che riguarda la nostra lingua e qui ogni parola viene spiegata nel suo significato, poi etimologicamente ed infine raccontata nei suoi molteplici usi, ma (e qui viene il bello) tutto ciò è seguito da alcuni versi delle terzine dantesche dell’Inferno, del Purgatorio o del Paradiso con tanto di ricostruzione, esegesi, storicizzazione, riferimenti a filosofi, sociologi, autori di tutti i tempi e di tutte le nazionalità. Ogni singolo verso della Commedia così esaminata diventa più comprensibile, più “nostro”, più vivo e si riscopre quanto la nostra lingua debba al grande poeta.
La seconda parte, Dall’Alpe a Sicilia dovunque è italiano – ovvero dalla nascita dell’italiano alla nascita dell’Italia, ripercorre un po’ velocemente tutta la storia della lingua italiana sempre con le stesse modalità della prima parte: significato, etimologia, spiegazione e, a questo punto, “spunta”, viene fuori una parte di un’opera di un autore italiano che quella parola ha inserito, utilizzato, resa viva. In questa seconda parte è possibile scoprire o riscoprire autori poco noti o poco conosciuti insieme a quelli più famosi e a quelli abbandonati sui libri di scuola delle superiori. Partendo dal famoso Indovinello veronese di autore anonimo si arriva all’Inno degli italiani di Goffredo Mameli, passando per San Francesco o Jacopo da Lentini. Si viene a sapere che la parola “marrimento”, che significa turbamento, sbigottimento, dolore, è un termine utilizzato da una certa Compiuta Donzella, prima poetessa della nostra storia, vissuta in Toscana alla metà del Duecento. E chi poteva immaginare una letteratura al femminile già all’epoca? Qualcuno afferma che non sia mai esistita, che si tratti di uno scherzo di quei burloni dei toscani, ma intanto nei suoi versi “si coglie il tocco femminile che la distingue dai suoi contemporanei” perché “una caratteristica propria della donna è trovare delle vie alternative di realizzazione anche nelle circostanze avverse: attraverso la poesia, per esempio”. Poi incontriamo Pulci, Poliziano, Lorenzo dei Medici, Machiavelli, Ariosto, Bembo, Parini, Alfieri, ecc. ecc.
La terza parte, Compagni di viaggio, ci fa viaggiare, appunto, insieme a Pascoli, Foscolo (che non so perché non sia molto amato dall’autrice), Leopardi, Manzoni, Verga e a tanti, tanti autori e poeti più vicini ai nostri giorni, forse più vivi nella nostra memoria. Anche qui, ovviamente, ritroviamo la parola, il suo significato, l’etimologia e la sua storia. Qui un esempio lo faccio perché ci riguarda.
La parola è “Camminare: muoversi a piedi; procedere, funzionare. Derivato di [cammino], dall’ipotetica voce del latino parlato [camminus], di origine celtica.
Vediamo che ‘camminare’ (o, meglio ‘cammino’) appartiene al nutrito novero di parole che i Romani acquisirono dai Celti. Ovviamente i Romani disponevano già di termini che denotassero questo concetto, e in varie declinazioni: in latino il cammino-percorso era descritto dai termini gressus, iter e cursus, l’atto del camminare dall’ambulatio, e il cammino-strada da via. Ma le affinità linguistiche coi Celti e gli stretti rapporti – pacifici o no – che ebbero con loro portarono all’inclusione di questo termine nel latino parlato. Il fuoco del cammino covò a lungo; e comparso nell’italiano degli albori prese un ruolo di primo piano, tanto che il camminare soverchia i latinissimi ‘ambulare’ e ‘incedere’.
Il camminare descrive l’atto consueto dello spostarsi a piedi – un atto basilare, che ha trovato brillanti trasposizioni figurate. Infatti diventa anche il procedere (il progetto cammina nonostante le difficoltà, è un po’ che gli affari non camminano come un tempo) e il funzionare (l’orologio non cammina più). La logica che le regola è pulita e splendida: un andare avanti vitale.” Segue, poi, un brano tratto da un’opera di Pirandello e un interessante discettare sull’autore e su un filosofo a lui contemporaneo, che non riporto.
Certo la citazione è lunga, ma trattandosi di una parola tanto familiare a tutti noi di Arcoiris, mi sembra appropriato riportarla per intero. Così l’assaggio del libro in questione diventa più gustoso.
Anche la letteratura fa viaggiare ed il viaggio che, a volte, ci offre può essere solitario, ma può diventare un andare in compagnia se condividiamo il piacere che proviamo con altri, e se è un libro ciò che ci ha dato piacere, mettiamo in comune anche questo. Come facciamo quando il nostro passeggiare per monti, valli, mare o città è un procedere insieme.
Questo è il sito di una parola al giorno, che permette, una volta effettuata l’iscrizione, di ricevere via email tutti i giorni una delle moltissime parole che compongono la nostra lingua. È un servizio gratuito ed i suoi curatori trovano sempre nuovi approcci, nuovi spunti, nuove curiosità da proporre. Ogni tanto hanno pubblicato dei libri (non molti al momento), ma questo che ho segnalato è stato pubblicato direttamente da loro attraverso una raccolta fondi (o crowdfunding), con ottimi risultati, a me pare. Il libro non si trova nelle librerie o nelle biblioteche, ma è possibile acquistarlo nella nuova bottega online perché i curatori del sito hanno aperto proprio in questi giorni (fine maggio) una casa editrice ed un’infrastruttura per produrre e distribuire le loro pubblicazioni e si può trovare il libro in formato digitale, cartaceo o in pacchi regalo.
Un’altra possibilità è prenderlo in prestito dalla sottoscritta, per un tempo determinato, come si fa con i libri delle biblioteche. L’importante è che torni a casa sano e salvo, alla fine del suo viaggiare. Sempre che qualcuno sia interessato, ovviamente.
Caterina